Autostima: perché è importante e come migliorarla

2229220 Service Account • 12 settembre 2023
rappresentazione del benessere mentale

L' autostima è un elemento cruciale nella vita di ognuno di noi; essa influenza la nostra felicità, il nostro successo e la nostra capacità di affrontare sfide. Se hai mai desiderato aumentare la tua autostima o capire meglio come funziona leggi i paragrafi che seguono: scoprirai come puoi lavorarci in autonomia e quanto può essere cruciale, allo stesso tempo, il supporto di un professionista.

Autostima e benessere personale

L'autostima è la valutazione che fai di te stesso. Una buona autostima è come un'arma segreta per il successo e il benessere personale. Quando ti senti bene riguardo a te stesso, sei più incline a prendere decisioni positive , ad affrontare sfide e a perseguire i tuoi obiettivi con determinazione.

Al contrario, una bassa autostima può portare a pensieri negativi su di te, all'evitamento delle opportunità e all'ansia sociale. È fondamentale comprendere che l'autostima non è qualcosa di immutabile : puoi lavorare su di essa e migliorarla nel tempo.

Gli strumenti da usare: accettazione, complimenti e autoconsapevolezza

Spesso, alla base di disagi più o meno limitanti come l'ansia sociale, c'è proprio la mancanza di autostima.

Benché il supporto di un esperto, specialmente in situazioni che compromettono significativamente la qualità della vita, sia fondamentale, è comunque utile adottare alcuni semplici stratagemmi che possono lenire il senso di inadeguatezza rappresentando un ottimo modo per cominciare il proprio percorso di rinascita (o meglio, di autoconsapevolezza).

Ecco alcuni consigli utili:


  • accetta te stesso : il primo passo per migliorare la tua autostima è l'accettazione di te stesso. Riconosci i tuoi punti di forza e le tue debolezze. Nessuno è perfetto e tutti abbiamo aspetti della nostra personalità o della nostra vita che vorremmo migliorare. Ma ricorda: queste imperfezioni fanno parte di ciò che ti rende unico;
  • fatti complimenti : spesso siamo troppo duri con noi stessi e non riusciamo a riconoscere i nostri successi. Inizia a farti dei complimenti sinceri ogni giorno concentrandoti su ciò che hai realizzato. Anche le piccole conquiste contano. Questo ti aiuterà a costruire una visione positiva di te stesso;
  • sii consapevole delle tue parole : le parole che usi quando parli di te stesso hanno un impatto significativo sull'autostima. Evita l'autocritica e il parlare male di te stesso. Sostituisci pensieri negativi con affermazioni positive. Per esempio, anziché dire "Sono un fallimento," prova a dire "Ho imparato da questa esperienza e crescerò da essa."

L'importanza del supporto terapeutico

Il supporto di uno psicologo o di un terapeuta esperto può svolgere un ruolo fondamentale nel migliorare la propria autostima. Utilizzare metodi fai da te, specialmente quando la sofferenza comincia a essere tanta e difficile da affrontare, non è mai la soluzione. Gli psicoterapeuti sono infatti gli unici in possesso degli strumenti adeguati per comprendere le dinamiche complesse della mente umana, motivo per il quale possono offrire una prospettiva obiettiva e competente fornendo ai pazienti preziose risorse per superare le difficoltà.

In terapia avrai l'opportunità di esplorare le radici delle tue sfide legate all'autostima: il terapeuta ti aiuterà a identificare schemi di pensiero negativi o autodistruttivi che possono influenzare la tua autostima e il tuo comportamento quotidiano. Questa consapevolezza è il primo passo verso il cambiamento.

Il terapeuta può anche insegnarti tecniche pratiche per affrontare l'autocritica e per sostituirla con pensieri più positivi; tra queste vi sono, per esempio, l'uso di affermazioni , la pratica della mindfulness o ancora esercizi di ristrutturazione cognitiva .

Nel corso delle sedute potrai inoltre sviluppare competenze sociali e comunicative che contribuiranno alla tua autostima nelle interazioni con gli altri. Avere fiducia nelle tue abilità sociali può portare a relazioni più positive e soddisfacenti, che a loro volta influenzano positivamente la tua autostima.

Infine, la terapia offre uno spazio sicuro in cui puoi esplorare le tue emozioni, le tue paure e gli aspetti nascosti della tua personalità . Questo processo di autoconoscenza è fondamentale per migliorare l'autostima a lungo termine, poiché ti aiuta a costruire una comprensione più profonda di te stesso e delle tue esigenze.

Autore: DOTT.SSA ANNA DALLAVO 8 ottobre 2025
Definizione L’attacco di panico è un episodio di ansia intensa che raggiunge l’apice in pochi minuti accompagnato da una serie di sintomi, come sensazioni di capogiro, di svenimento, soffocamento e paura di morire, impazzire o di perdere il controllo. Si può presentare all’interno di un qualsiasi d’Disturbo di ansia, come di altri disturbi mentali, ad esempio dopo un trauma o un abuso di sostanze o in alcune condizioni mediche generali (cardiache, respiratorie, gastrointestinali). Ansia anticipatoria Compare dopo il primo attacco e rappresenta la paura che si possa verificare un nuovo attacco e delle sue conseguenze. Nei mesi successivi quest’ansia anticipatoria rappresenta il disturbo principale del quadro clinico ed aumenta ogni volta che la persona si trova ad affrontare situazioni uguali o simili a quelle in cui si è presentato il primo attacco. Si cerca di fronteggiare l’ansia evitando le situazioni temute o se non è possibile affrontandole con grande timore. Si generano in questo modo le condotte di evitamento. Principali cause Difficilmente gli attacchi si presentano senza fattori scatenanti. Il primo episodio, solitamente si manifesta in presenza di una forte pressione emotiva, quando si è malati, o si è stanchi fisicamente ed emotivamente. Raramente si presenta in persone che si sentono al sicuro e in assenza di fattori stressanti. Una causa molto frequente è determinata dallo Stress. L’attacco di panico si può manifestare durante periodi di tensione e stress elevati. Si possono suddividere due categorie di fattori stressanti: · Fattori stressanti psicologici: Lutti, problemi sentimentali, disaccordi in famiglia, difficoltà economiche o lavorative · Fattori stressanti fisici: diagnosi di malattie fisiche, esaurimento lavorativo, mancanza di sonno, utilizzo di sostanze. Come si sviluppa l’attacco di panico La persona in breve tempo arriva a provare disagio, o paura intensa in situazioni che normalmente non dovrebbero determinare tale attivazione Sintomi associati · Respiro affannoso · Palpitazioni · Vertigini o giramenti di testa · Formicolii alle mani o ai piedi · Senso di costrizione o dolore al torace · Sensazione di soffocamento o di mancanza di aria · Sentirsi svenire · Sudorazione · Tremori · Vampate di caldo o di freddo · Bocca secca · Nausea o nodo allo stomaco · Debolezza delle gambe · Visione annebbiata · Tensione muscolare · Impressione di non riuscire a pensare chiaramente o di non riuscire a parlare · Impressione che le cose intorno non siano reali · Paura di morire, perdere il controllo o di comportarsi in modo bizzarro Modalità di reazione Durante un attacco di panico le persone possono cercare di allontanarsi dalla situazione sperando di far cessare l’attacco, oppure possono cercare aiuto o isolarsi per la vergona. Durante la prima esperienza chi ne è soggetto si spaventa molto per la paura di morire, impazzire o perdere il controllo tanto che spesso, cerca aiuto medico sanitario. Con il ripetersi degli attacchi si comincia ad avere meno paura di conseguenze negative anche se rimane la paura che l’intensità degli attacchi possa peggiorare. Sviluppo di fobie ed evitamenti . Chi è stato vittima di un attacco di panico cerca di darsi una spiegazione razionale di quanto è successo e, spesso accade, che si attribuisca la colpa del forte disagio alla situazione nella quale l’attacco è iniziato. Questo avviene per un fenomeno definito di condizionamento ossia nesso causa effetto “è successo in quella situazione e quindi è colpa della situazione”. Questa convinzione porta allo sviluppo di paure situazionali ed all’evitamento. Le persone iniziano quindi rapidamente ad evitare tutte quelle situazioni dalle quali potrebbe essere difficile allontanarsi o trovare aiuto. Ad esempio, tutti i mezzi pubblici sono ritenuti pericolosi perché è necessario aspettare per poter scendere o avere aiuto, così come stare soli in casa o viaggiare in mezzo al traffico o su strade deserte dove potrebbe essere difficile abbandonare il veicolo o avere aiuto. Tramite il Processo di generalizzazione le persone iniziano inoltre a temere anche situazioni simili. Fondamentale per chi soffre di attacchi di panico è capire il significato di condizionamento e generalizzazione perché, per stare meglio deve imparare a interrompere il legame tra attacchi di panico e situazioni evitate. Gli evitamenti possono essere accorgimenti che aiutano a superare gli attacchi di panico ma nel lungo periodo sono controproducenti perché creano abitudini protettive che limitano il funzionamento quotidiano. Pensieri negativi. Nelle persone soggette ad attacchi di panico gli evitamenti svolgono la funzione di diminuire la preoccupazione di: fare brutta figura, fare cose imbarazzanti, di non trovare aiuto, di perdere il controllo o fare del male a sé stesso o a persone care. Scopo della terapia. · Controllo dei sintomi fisici: nello specifico il controllo dell’iperventilazione che durante l’attacco è la causa della mancanza di aria. · Identificazione dei pensieri negativi: si cerca di identificare il dialogo interno, ossia ciò che la persona dice a sé stesso prima, durante e dopo l’attacco mettendo in luce le convinzioni erronee che aumentano l’ansia · Esposizioni graduali: gradualmente si impara ad esporsi alle situazioni temute ed evitate.
Autore: DOTT.SSA ANNA DALLAVO 10 marzo 2025
Il perfezionismo è spesso visto come una qualità positiva, associata alla determinazione e all’eccellenza. Tuttavia, quando diventa eccessivo, può trasformarsi in un problema che genera ansia, insoddisfazione cronica e stress. Le caratteristiche del perfezionismo Esistono diversi tipi di perfezionismo, alcuni più adattivi e altri dannosi. Alcune caratteristiche comuni includono: Alti standard personali: voler eccellere in ogni ambito della vita. Paura dell’errore: considerare ogni sbaglio come un fallimento totale. Autocritica eccessiva: essere severi con se stessi, senza mai sentirsi “abbastanza bravi”. Procrastinazione: rimandare attività per paura di non eseguirle alla perfezione. Dipendenza dall’approvazione altrui: basare la propria autostima sulle opinioni degli altri. Quando il perfezionismo è sano, aiuta a migliorarsi e a raggiungere obiettivi ambiziosi. Tuttavia, quando diventa patologico, può portare a problemi come ansia, depressione e disturbi alimentari. Quando il perfezionismo diventa un problema? Il perfezionismo diventa patologico quando inizia a compromettere il benessere e la qualità della vita. Alcuni segnali d’allarme sono: Difficoltà a portare a termine un compito perché si cerca sempre di migliorarlo. Ansia e stress cronico legati alla paura di sbagliare. Bassa autostima nonostante i successi raggiunti.  La terapia cognitivo-comportamentale può essere molto utile per imparare a gestire le aspettative in modo più realistico e ridurre l’impatto negativo del perfezionismo.
Autore: DOTT.SSA ANNA DALLAVO 10 marzo 2025
Le distorsioni cognitive tendono ad essere estreme: c'è spesso una qualità "in bianco o nero" oppure "tutto o niente" in questi pensieri. Tendono a enfatizzare il lato negativo a scapito di quello positivo. Siamo programmati per pensare prima agli aspetti negativi quando ci sentiamo ansiosi, perché il nostro corpo sta cercando di proteggerci. 1. Pensiero in bianco e nero: vediamo cose, eventi e persone come perfette o terribili, tutte buone o tutte cattive. Diciamo “sempre” o “mai” spesso, non vedendo la “zona grigia” che c'è quasi sempre. 2. Catastrofizzazione : reagiamo a una delusione o ad un fallimento come se significasse la fine del mondo. 3. Saltare alle conclusioni : assumiamo il peggio senza verificare le prove. Decidiamo che qualcuno non ci ama, ma non lo controlliamo; o prevediamo che accadranno cose terribili anche quando non ci sono prove per questo. 4. Ignorando il positivo : non prestiamo attenzione alle esperienze positive, o le rifiutiamo o diciamo che in qualche modo "non contano". 5. " Colpa mia!": Ci assumiamo la colpa o la responsabilità per cose al di fuori del nostro controllo. 6 ."Dovrebbe": critichiamo noi stessi o altre persone con idee su cosa "dovrebbe" essere assolutamente fatto senza considerare da dove otteniamo questa idea. Ignoriamo le ragioni per cui potremmo aver fatto quello che abbiamo fatto, o pensiamo che avremmo potuto avere una conoscenza che non avremmo potuto effettivamente avere. I "dovrebbe " a volte ci fanno sentire inadeguati nonostante i nostri tentativi di essere auto-motivanti. 7. Ingrandimento e riduzione al minimo : ci definiamo in base ai nostri difetti e riduciamo al minimo i nostri punti di forza. 8. Etichettare: invece di concentrarci sui comportamenti delle persone, facciamo affermazioni generali: "Sono un tale idiota" o "È un tale idiota". 9. Perfezionismo : Crediamo che tutti gli errori siano cattivi e debbano essere evitati. Per questo motivo, non ci assumiamo i rischi necessari per avere successo. Possiamo anche cercare di controllare tutte le circostanze e adattarle a ciò che pensiamo sia giusto. 10. Ragionamento in base alle nostre emozioni : crediamo che poiché ci sentiamo in un certo modo, ciò indica la verità su una situazione, e possiamo anche agire di conseguenza, nonostante a lungo termine ci fa male. I bias cognitivi sono errori sistematici nel nostro modo di pensare, che influenzano le nostre decisioni e il modo in cui interpretiamo la realtà. Spesso derivano dalla necessità del cervello di elaborare rapidamente le informazioni, portandoci però a distorsioni della realtà. I bias più comuni Ecco alcuni tra i bias cognitivi più diffusi e il loro impatto sulla nostra vita quotidiana: Bias di conferma: tendiamo a cercare e interpretare le informazioni in modo da confermare le nostre convinzioni, ignorando le prove contrarie. Esempio: leggere solo articoli che supportano la propria opinione politica. Bias dell’ancoraggio: diamo troppo peso alla prima informazione ricevuta, influenzando le decisioni successive. Esempio: se un prodotto in un negozio è scontato da 100€ a 50€, possiamo percepirlo come un affare, anche se il suo valore reale potrebbe essere inferiore. Bias della disponibilità: giudichiamo la probabilità di un evento basandoci su esempi facilmente ricordabili. Esempio: dopo aver sentito parlare di un incidente aereo, si può avere la sensazione che volare sia più pericoloso di quanto non sia in realtà. Come contrastare i bias cognitivi? Essere consapevoli dell’esistenza dei bias è il primo passo per ridurne l’impatto. Alcune strategie utili includono: Sfidare le proprie convinzioni cercando informazioni da fonti diverse. Prendersi tempo per riflettere prima di prendere decisioni importanti. Chiedere opinioni esterne per avere una prospettiva più oggettiva.  I bias cognitivi influenzano ogni aspetto della nostra vita, ma con maggiore consapevolezza possiamo migliorare la qualità delle nostre scelte e comprendere meglio noi stessi e gli altri.